Il desiderio di un figlio ha radici lontane, prende le mosse sin dall’infanzia nei giochi di bambini e nell’identificazione con i propri genitori, per poi evolversi e modificarsi nel corso dello sviluppo, fino a quando corpo e mente saranno pronti ad accogliere una nuova vita. È un desiderio che spesso appare come qualcosa di così semplice e naturale che sembra inimmaginabile che possa non essere soddisfatto. Anche per questo la diagnosi di infertilità è spesso vissuta con incredulità e sgomento, è la rottura dell’immaginario infantile, di un desiderio ambìto.
La gravidanza poi mette a confronto con una serie innumerevole di cambiamenti del mondo interno e del mondo esterno, attivando una inevitabile ridefinizione dell’identità individuale e di coppia. Sin dai primi momenti si fanno strada emozioni potenti e talvolta ambivalenti di fronte a qualcosa di profondamente desiderato, ma che porta in territori nuovi e sconosciuti. Questi vissuti si amplificano quando si affronta una gravidanza da donazione di gameti perché, se è vero che in ogni gravidanza ci si trova a dover accogliere qualcuno che seppur atteso è inizialmente estraneo, nelle gravidanze da donazione di gameti il senso di estraneità si lega alla necessità di elaborare una diversa forma di lutto, quello della connessione genetica. Nei percorsi di fecondazione eterologa alla coppia si aggiungono altre figure, che a titolo diverso rientrano nel processo generativo; alla mente materna e paterna è affidato il compito importantissimo di integrare le diverse esperienze riguardo a come il loro figlio è venuto al mondo, chi ha partecipato al suo concepimento e quale significato tutto questo ha per la coppia.
Il “Viaggio di Dedè” è un progetto che si è sviluppato proprio per favorire questo processo, dando immagine e parola alla narrazione delle origini. Esso può fornire alcuni spunti e una possibile base di partenza perché ciascun genitore trovi il proprio modo per narrare la storia della propria famiglia. Dedè è un uccellino curioso che si interroga e pone domande. Un giorno, guardandosi allo specchio, domanda alla mamma il perché di quella piuma così colorata, lei capisce che è quella l’occasione per raccontargli la sua storia, a partire da quando era solo un desiderio e non ancora un vero e proprio pulcino. Mamma e Papà raccontano quindi di quanto Dedè sia stato desiderato, cercato e ricercato, finché un donatore generoso li ha aiutati offrendo loro un uovo di cui si sono presi cura perché: “pulcino nostro…essere famiglia è accogliere con gioia ed entusiasmo, custodire e accudire!”.
Il libro “La storia di Dedè” fornisce l’occasione ai genitori di iniziare a raccontare la storia della loro famiglia, a nominare il donatore e a raccontare la differenza tra donatore e genitore. Accompagna la storia una breve guida alla lettura in cui vengono esplorati i vissuti emotivi, talvolta dolorosi e contrastanti, relativamente alle gravidanze originate da donazione di gameti e in cui vengono fornite risposte ai dubbi più frequenti che possono scaturire.